Virus e malattia

Influenza stagionale
L’influenza è una malattia provocata da virus (del genere Orthomixovirus) che infettano le vie aeree (naso, gola, polmoni). È molto contagiosa, perché si trasmette facilmente attraverso goccioline di muco e di saliva, anche semplicemente parlando vicino a un’altra persona. I sintomi che all’inizio la caratterizzano possono essere molto variabili, dal semplice raffreddore al mal di testa, dall’infiammazione della gola alla bronchite, ai dolori osteo-articolari. Nei bambini si osservano più frequentemente vomito e diarrea, negli anziani debolezza e stato confusionale.

L’influenza costituisce un importante problema di Sanità Pubblica a causa della ubiquità, contagiosità, e variabilità antigenica dei virus influenzali, dell’esistenza di serbatoi animali e delle possibili gravi complicanze. Frequente motivo di consultazione medica e di ricovero ospedaliero, e principale causa di assenza dal lavoro e da scuola, l’influenza è ancora oggi la terza causa di morte in Italia per patologia infettiva, preceduta solo da AIDS e tubercolosi.
A ciò va aggiunto che i sintomi dell’influenza sono simili a quelli di molte altre malattie; pertanto il termine “influenza” viene spesso impropriamente attribuito ad affezioni delle prime vie aeree, di natura sia batterica che virale; ciò porta a due risultati contrastanti: da una parte viene minimizzato il ruolo dell’influenza come causa di morbosità e mortalità e, dall’altra, il trattamento e l’ospedalizzazione di soggetti con malattie simili all’influenza portano ad aumento dei costi assistenziali e dei ricoveri impropri.
In Italia, l’andamento stagionale delle Sindromi simili all’Influenza è rilevato attraverso la rete di medici sentinella Influnet.


Da 5 a 8 milioni colpiti ogni anno

I dati forniti dal sistema di rilevazione, attivo dal 1999, mostrano un’incidenza media di periodo pari a 3,5 casi per 1000 per settimana per tutta la popolazione e rilevano, per le settimane di picco dell’epidemia influenzale, incidenze variabili da 5 a 14 casi per 1000. Rapportando tali dati alla popolazione italiana si stima che ogni anno vengano colpiti, in media, da sindromi simil influenzali circa 5 milioni di soggetti (con circa 8 milioni di soggetti colpiti negli anni di picco). Alla base dell’epidemiologia dell’influenza vi è la marcata tendenza di tutti i virus influenzali a variare, cioè ad acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie che permettono loro di aggirare la barriera costituita dall’immunità presente nella popolazione con esperienza pregressa di infezione; ciò spiega perché l’influenza possa ripetutamente colpire la popolazione e causare ricorrenti epidemie la cui unica prevenzione resta la profilassi vaccinale.
Questo spiega, inoltre, perché la vaccinazione va ripetuta annualmente.
Sulla base dei dati di laboratorio relativi ai virus circolanti, annualmente l’Organizzazione Mondiale della Sanità dà indicazioni sulla composizione del vaccino da utilizzare poi richiamata nell’apposita circolare ministeriale.


Mutazioni annuali

I virus influenzali A e B, responsabili di malattia nell’uomo, vanno incontro a frequenti e permanenti cambiamenti del loro assetto genetico, determinando la comparsa di stipiti nuovi dal punto di vista antigenico.
I cambiamenti antigenici cui vanno incontro i virus influenzali possono essere di minore entità (“drift antigenico”); tali cambiamenti sono frequentissimi e portano costantemente alla comparsa di ceppi responsabili delle epidemie influenzali che si susseguono di anno in anno.
Oltre ai cambiamenti minori, i virus influenzali possono subire cambiamenti di maggiore entità (“shifts antigenici”); questi ultimi si verificano, di fatto, solo per i virus di tipo A, ma non riguardano i virus del tipo B, e sono responsabili della comparsa di nuovi sottotipi di virus influenzali con caratteristiche antigeniche molto diverse rispetto ai virus precedenti.


Rischio pandemia

I virus “mutati” sono dotati di potenziale pandemico, cioè della capacità di provocare epidemie estese in breve tempo a tutta la popolazione del globo. Le caratteristiche del tutto nuove rispetto ai virus circolanti, infatti, fanno sì che la popolazione umana non abbia alcuna protezione immunitaria (acquisita naturalmente o per effetto della vaccinazione) nei loro confronti.
In considerazione del fatto che i virus influenzali possono infettare diverse specie animali oltre all’uomo, è possibile che, quando vi sia coinfezione nello stesso individuo, insorgano nuovi sottotipi virtualmente dotati di potenziale epidemico o pandemico, per fenomeni di ricombinazione genetica. Per poter parlare di potenziale epidemico o pandemico, i ceppi formatisi a seguito di ricombinazione dovrebbero avere anche la capacità di trasmettersi da persona a persona, evento che si realizza raramente.
Non è possibile prevedere né il momento né il preciso impatto di una futura pandemia. La severità della malattia causata da un nuovo ceppo virale, la rapidità della sua diffusione ed i gruppi maggiormente suscettibili nella popolazione sono variabili ignote e correlate al ceppo pandemico.
Nel periodo interpandemico, invece, è possibile intervenire sulle variabili note fra cui risulta determinante l’assetto immunitario della popolazione, che diventa funzionale all’organizzazione della risposta ad una possibile pandemia.

In linea con l’Oms, l’Italia ha preparato il Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale.


(Fonte: Ministero della Salute)